piede con neoformazioneLa crioterapia è utilizzata in Dermatologia per trattare neoformazioni cutanee benigne, precancerosi e talvolta anche carcinomi superficiali mediante l’applicazione rapida (decine di secondi) di una sostanza molto fredda (criogeno) capace di provocare la distruzione delle cellule alterate.

Il criogeno più diffuso ed efficace è l’azoto liquido, gas che può essere mantenuto in forma liquida ad un temperatura di -196°C ed applicato sulla cute per diffusione mediante appositi apparecchi o mediante semplici toccature con “cotton fioc”.

Indicazioni 

Le lesioni cutanee benigne trattabili con successo con la crioterapia comprendono le verruche comuni, le verruche plantari anche a mosaico, i condilomi genitali e perianali, i molluschi contagiosi, l’iperplasia sebacea, le cheratosi seborroiche, le lentigo solari e le cicatrici ipertrofiche.

La crioterapia è comunemente utilizzata anche nel trattamento delle cheratosi attiniche,  quando si presentano di numero e dimensioni limitate, come alternativa alla terapia farmacologica topica e alla terapia fotodinamica.

Talvolta la crioterapia viene preferita alla chirurgia tradizionale nel trattamento dei carcinomi basocellulari superficiali, soprattutto in sedi tecnicamente difficili da aggredire chirurgicamente o in pazienti anziani che male accetterebbero una asportazione chirurgica o ad alto rischio di emorragia se in terapia anticoagulante.

Vantaggi

Il principale vantaggio della crioterapia, rispetto alla dermochirurgia o al laser chirurgico,  è la possibilità di trattare la cute senza la necessità di ricorrere ad una anestesia locale, talvolta controindicata (pazienti allergici agli anestetici locali o cardiopatici) e comunque non sempre gradita al paziente (bambini, fobia degli aghi, ecc.) in quanto l’applicazione di una sostanza molto fredda sulla cute riduce la sensibilità dei tessuti e in ogni caso la crioterapia non è quasi mai dolorosa.

Azione terapeutica

In seguito al congelamento controllato di una lesione cutanea mediante crioterapia, avviene la necrosi delle cellule epiteliali epidermiche con segni visibili d’infiammazione come eritema (rossore), lieve edema (gonfiore), talvolta formazione di una vescicola o di una bolla se il congelamento raggiunge la membrana basale che separa epidermide e derma (lo strato più profondo della cute), come avviene spesso, volutamente, nel trattamento delle verruche comuni.

Successivamente compare una crosta sottile che si stacca nei 5-10 giorni successivi, lasciando al suo posto una abrasione superficiale che viene ricoperta in seguito da epidermide nuova e sana.

Il recupero con completa ricostituzione dei tessuti trattati si ha di solito nel giro di 10-15 giorni.

Complicanze

Come per tutte le terapie, anche la crioterapia non è esente da possibili complicanze. Solitamente lo specialista consiglia di applicare sulla zona trattata una crema antibiotica e talvolta di ricorrere ad una vera e propria medicazione con garza sterile e cerotto per 7-10 giorni per scongiurare il rischio di infezione.

Le complicanze più frequenti sono le discromie, soprattutto le ipercromie reattive (formazione di macchie brunastre) che si possono prevenire proteggendo la parte con uno schermo solare fisico o evitando per circa  due mesi la diretta esposizione alla luce solare intensa. Più rare sono  le ipocromie reattive (formazione di macchie biancastre) dovute a danno irreversibile dei melanociti nella zona trattata che non si ripigmenta.  Rarissime le cicatrici.

A cura della dott.ssa Cristina Zambelli Franz
Specialista in Dermatologia
Clinica Cittàgiardino Padova